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CRITICA alla silloge "La Luna d’ametista"

di Elena Condemi

 

 

 

La silloge di Elena Condemi affranca , riscatta la donna ancestrale  che è in tutte le donne: come Clarissa Pinkola Estes nel suo libro “Donne che corrono con i lupi”, attinge ad una memoria antica, universale per nutrire le donne di maggior consapevolezza, corredandole di magia per quello che esse realmente sono, così Elena ci rapisce con la sua donna  vera selvaggia, libera dagli schemi della conformità, libera di dar voce alla sua voce sotterranea, al suo inconscio.

 

Così in Eva

“Corpo a corpo,

nuda come la prima pietra,

io che sono la spirale”

 

La psiche femminile si basa sull’istinto…e questo Elena lo sa, lo sente profondamente connaturato: con le sue liriche va alla scoperta della "donna selvaggia", la cui forza deriva da un sapere, fatta di creatività, intuizione, passione e dedizione agli altri, incondizionata…quando scrive:

 

“La luce azzurra e primitiva,

solo mia,

che placa la ragione stanca,

i vani muscoli,

il respiro teso,

mi scrive addosso

il senso e la pazienza”

 

È un libro che va assaporato dapprima tutto d’un fiato, per gustarne la musicalità e la fragranza del desiderio:

 

“L’assenza di te
mi consuma impietosa…
come spazio rovente
questo tempo mi logora.”
oppure quando scrive

 

“languivo di te

come solo

una donna innamorata

per sempre

può fare.”

 

e ancora 

” Hai letto ciò che ho scritto

nel mare per te?

Mi chiedo se ti sarà arrivato

anche solo un sospiro

del mio profumo”

 

 

I versi della Condemi sono un’autentica antologia di canti d’amore,

per la natura- Sei bianca spiaggia profumata

d'arance e spezie…-,

 

per la vita

“ Ho bisogno della luna,
voglio sconfiggere 
la condizione della notte “

 

per l’incontro di due corpi in simbiosi d’anima - Abbracciami com’io fossi mare – nella esaltazione vocativa di un eros che si fa carne e sogno  come in

 

 “Lupa che non mente,

verrei a mangiare

parole salde

dal palmo caldo

della tua mano...”

 in  un climax crescente di desiderio.

 

Le liriche di Elena si inseriscono come vero must di una poetica eclettica, fatta  di  parole misteriose, carnali, sanguigne, come raffinati e sofisticati mantra, sensuali ed ermetiche meditazioni:..” a volte mi scivoli sulle gote e io te lo lascio fare..” un’impalcatura armonica di un viaggio che si fa armonia in

 

“Come velo trasparente
d’odalisca
è questo spazio
in cui il tuo nome sfiora
senza lesinare
i miei occhi neri.”

 

Si percepisce nei versi della Condemi una vis interpretativa e percettiva originale, capace di indagare nelle diverse dimensioni dell’io, proiettandosi in metafore luminose e sapienti, che conquistano il lettore come in

“Sorrido e lacrimo
di stelle
mentre trasudo
spine e scintille.”

 

Ma cosa rappresentano le stelle, la luna ,il vento nella poetica di Elena?

Come messaggeri tra anima e spirito, in un’alchimia esistenziale che permette di mettere a nudo l’anima, riconquistando la vocazione elettiva dell’eterno femminino, tanto caro a Goethe nel Faust: forse in percorso che ricorda il tiqqùn di ebraica memoria, perché l’inconscio si risvegli e si avvii sulla strada della crescita.

Nei versi di Elena c’è  la speranza che le donne  possano portare nella vita di tutti i giorni quelle forze archetipe che i celti identificavano con le dee, i folletti, proprio per vivere la sacralità della terra, le sue poesie sono una risposta al sussurro del vento…”io zingara inquieta…gioco a biglie con i miei desideri..”oppure” Io...una mela lucida

 che freme nel buio,

e sotto le mie ruote bagnate

il sole”

 

Un grande Maestro spirituale, Peter Deunov, ha lasciato alle donne della nostra epoca alle donne della nostra epoca una lettera intitolata  “La nuova Eva o la missione della Donna Madre” - Oggi si considera la donna un essere che ha bisogno dell’uomo che si prende cura di lei. Allora dico: ‘non è una donna, è un essere svantaggiato.’ Secondo me, la vera donna è colei che salva il mondo, che possiede le chiavi della vita e attraverso la quale si manifesta la nobile e potente forza dell’amore, colei  che porta la vita- un segnale affinche’ rifiorisca, come in una catarsi esistenziale, la nuova coscienza femminile.

Così Elena Condemi, quando scrive

 

“Allora, selvaggia bellezza,

mi rifugio nel mare bruno

che sempre m'accoglie

per apparire quiete….

E resto nell'acqua,

fingendomi una piccola

conchiglia levigata.”

 

oppure in “Sono fiore e radice,
passo ed ali,
l’acqua profonda
e quella
viva e gentile.”

 

diventa profeta di speranza per la donna,la Tripla Dea Madre del mondo Celtico, in tutta la sua magnificenza  di madre terra: attiva la Forza, l'unità inconscia che lega le donne a Madre Natura ed all’Universo. Fa rifiorire il “potere sottile” di Hillmann (il potere di sostenere certi valori; la capacità di portare in sé un seme sino a farlo fiorire) in un armonioso  percorso di rivelazione ed espressione del femminile profondo .

 

Trieste, 29/10/2013

GABRIELLA PISON

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