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Lettera per la presentazione

del Nuovo Movimento Artistico e di Pensiero “ALIENISMO”- Roma, 12/2/2012

 

Cara Vera, cari artisti amici dell’Associazione Akkuaria presenti oggi; mi spiace di non essere tra voi come avrei desiderato, ma una malattia intercorrente mi costringe in questo ventoso Nordest, a Trieste.

Quando mi è stato fatto conoscere il progetto del Manifesto Alienista mi è parso naturale giudicarlo non solo in sé, ma anche alla luce di un confronto con un altro Manifesto che conoscevo già e che aveva in comune con il “nostro” un carattere di innovatività; l’ho dunque confrontato col Futurismo, nato nel febbraio del 1909, 103 anni fa e che mi piace ricordare come esempio nella storia dell’arte e della vita sociale, pur non apprezzandone tutti i suoi contenuti.
Un riferimento in parte negativo dunque, dal quale però partire comunque per una opinione di merito, un esercizio non esclusivo, ma di completamento all’esame ideologico primario compiuto a prescindere da ogni paragone.
Il Futurismo esaltava la bellezza nella guerra - “sola igiene del mondo” - e nella velocità, l’Alienismo pone ai primi posti programmatici l’autocoscienza dello spirito e l’esaltazione della bellezza in tutte le sue forme, non solo estetiche ma anche come riflesso della sacralità dell’anima, della coscienza, dell’Idea.
Il Futurismo inneggiava alla ribellione, alla lotta, all’aggressione. L’Alienismo propugna l’idea dell’unione, della condivisione, della fraternità nell’arte, perché arte vera, autentica, universale e deve essere comunione tra anime belle.
Potrei continuare in molte altre contrapposizioni fra i due termini, ma bastano quelle poche citate per comprendere come non basti esser innovativi per portare qualcosa di buono nell’arte, nella cultura o nella società; bisogna portare concetti che abbiano valore eterno, programmi positivi che esaltino l’unità di carne e cuore di cui è fatto l’uomo, l’uomo del terzo millennio violentato dal pensiero demagogico epicureo che divinizza falsi idoli in un contesto di smarrimento globale.
Il Manifesto Alienista ha tutti i requisiti per non dimenticare la tradizione, ma per recuperarla nel rispetto della libertà coniugata con concetti morali inalienabili, nel culto dell’arte, della bellezza, della ricerca di una verità universale, nel riappropriarsi della parola, del logos in una dimensione autentica, che trascendendo le logiche del potere, consegna al mondo un messaggio imperituro e condivisibile.
Vale dunque proprio la pena di sottoscriverlo con entusiasmo e speranza, non senza lodare chi per primo lo ha concepito, poi starà a tutti noi applicarne i principi, renderlo fattuale e motivo di consenso da parte di sempre nuovi, come noi, "autocoscienti dello spirito”.
Mi sento lì con voi, un abbraccio

Gabriella Pison 
Trieste, 10 febbraio 2012

 

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